Stop ai libri di testo cartacei nelle scuole di ogni ordine e
grado. Lo stabilisce la circolare n. 18 del 9 febbraio diramata dal
Ministero dell'Istruzione ai dirigenti...
Leggere il seguito
Puoi stampare l'articolo Lo
studio che vi riporto è una dimostrazione di come le aspettative
influiscono fortemente sul comportamento delle persone, in positivo o in
negativo. Leggete qui: L’équipe
guidata dal ricercatore americano Robert Rosenthal ideò un esperimento
nell’ambito della psicologia sociale, sottoponendo un gruppo di alunni
di una scuola elementare californiana ad un test di intelligenza.
Successivamente selezionò, in modo casuale e senza rispettare l’esito e
la graduatoria del test, un numero ristretto di bambini e informò gli
insegnanti che si trattava di alunni molto intelligenti. Rosenthal,
dopo un anno, ripassò nella scuola, e verificò che i suoi selezionati,
seppur scelti casualmente, avevano confermato in pieno le sue
previsioni migliorando notevolmente il proprio rendimento scolastico
fino a divenire i migliori della classe. Questo
effetto, in questo caso benefico, si avverò grazie all’influenza
positiva degli insegnanti che riuscirono a stimolare negli alunni
segnalati da Rosenthal una viva passione e un forte interesse per gli
studi. “L’effetto Pigmalione” può manifestarsi non
solamente nell’ambito scolastico, ma anche in altri contesti, come in
quello lavorativo nel rapporto fra capi e dipendenti oppure in quello
familiare nelle relazioni fra genitori e figli e in tutti quei contesti
dove si sviluppino rapporti sociali.Quindi le aspettative possono condizionare la qualità delle relazioni interpersonali e il rendimento dei soggetti. Risulta
evidente quanto possa influenzare, positivamente o negativamente, il
giudizio di valutazione distorto formulato da un superiore nei
confronti di un dipendente. Questo riporta Wikipedia.
Anche se non dichiarate apertamente le aspettative
che si hanno avete nei confronti dei bambini, ogni giorno, in base a
come ci comportiamo e a come parliamo, i bambini si creeranno
un’immagine di cosa pensate di loro che li porterà a comportarsi in modo
da adeguarsi all’immagine che gli forniamo di loro stessi. Penso
che possiate ben capire nel caso dei bambini dislessici come possa
essere condizionante se gli insegnanti credono che non possanno farcela.
Al contrario: se un insegnante è convinto che quel bambino è
“speciale”, intelligente e che potrà farcela nonostante le sue
difficoltà di apprendimento, allora quel bambino avrà degli ottimi
risultati a scuola. Questo è valido per tutto, naturalmente, non solo a scuola… Da rifletterci bene! PS: la leggenda narra chePigmalione,
re di Cipro, che si era innamorato della statua di Afrodite al punto di
crederla vera ed immaginare di potersi ricongiungere ad essa.
lunedì 6 febbraio 2012
TEMPO DI PAGELLE...
E QUELLI CHE A CASA NON HANNO NESSUNO CHE LI AIUTA??
MEDIA MATEMATICA O VOTO FORMATIVO EDUCATIVO ALLA PRIMARIA??
Puoi stampare l'articolo Il libro di Maryanne WolfProust e il Calamaro
riporta ad ampio raggio tutte le ricercge degli ultimi anni sulla
dislessia, anche quelli comparativi interlinguistici, cioè
comparando lingue diverse. Molto interessante sono le
conclusioni riguardo a come gli aspetti salienti di un sistema di
scrittura influiscano sulla dislessia. Ad esempio:
nelle lingue meno regolari come l’inglese e il francese, la dislessia si
manifesta con difficoltà legate alla consapevolezza fonemica ed
è caratterizzata da un’inesatta decodifica. Invece, in lingue come il
tedesco, ortograficamente trasparente, questa abilità avrà un ruolo meno
importante. Nelle lingue più trasparenti, come
l’italiano, lo spagnolo, il greco e l’olandese, il bambino dislessico
mostra meno problemi nel decodificare le parole e più problemi nel
leggere i testi in modo fluido e con buona comprensione. Così anche come
nel caso di un bambino cinese o giapponese le difficoltà di lettura si
esprimeranno in altri modi. Come potete comprendere, la lingua è una variabile che influenza
notevolmente la dislessia e che la differenzia. In tal modo diversi
saranno i sintomi predittori nei bambini più piccoli, legati anch’essi
alle particolarità della lingua di appartenenza.
venerdì 3 febbraio 2012
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